Psicologo? Sì, counselor! Breve storia di un equivoco voluto

20 SET 2018

È uscito in questi giorni un articolo sulla rivista “Gioia” che ha questo titolo: “Psicologo? NO, counselor!”. Si tratta di un titolo (e di un articolo) sbagliato, che purtroppo disinforma chi legge.

Il tema dell’articolo non è nuovo: se non hai un vero e proprio “disturbo” psichico ma un malessere, disagio, un problema esistenziale, il bisogno di affrontare un momento di cambiamento o ristrutturazione, la figura di riferimento non è lo psicologo ma il “counselor”.

Perché questo discorso è profondamente sbagliato?
Il primo errore è la confusione tra Psicologo e Psicoterapeuta, che non sono la stessa cosa. Lo Psicoterapeuta è uno Psicologo o un Medico che ha acquisito una specializzazione di almeno 4 anni e fa psicoterapia nei suoi diversi approcci.

Lo Psicologo non è quindi uno “psicoterapeuta”, bensì è un professionista che ha competenze specifiche stabilite dalla legge 56/89 e declinate e arricchite da molte successive norme.

Tra le sue competenze c’è il “sostegno” ma anche il “colloquio psicologico”, il “supporto” o la “consulenza psicologica” come indicano i nuovi LEA (DPCM 12 gennaio 2017).

Ora la trasposizione in italiano del concetto di “counseling” rientra perfettamente in questo ambito, anche se il legislatore ha utilizzato un termine italiano piuttosto che anglosassone.

Quindi il titolo dell’articolo va cambiato: “Psicologo? SI, counselor!”, per l’evidente ragione che l’attività di counseling rientra tra quelle che svolge lo Psicologo, anche se in Italia gli Psicologi, per motivi storici, non hanno mai utilizzato esplicitamente questo titolo.

In effetti la lettura dei nuovi Livelli Essenziali di Assistenza (gli interventi per la salute che lo Stato si impegna a garantire ai cittadini) è chiarificatrice: si parla di situazioni di disagio, malessere, problemi psicologici oltre che di disturbi e patologie.

E qui di evidenzia un secondo (e diffuso) errore: sovrapporre psicologia e “psicopatologia”, ovvero l’idea che le scienze psicologiche (e lo Psicologo) si occupino solo di “disturbi e patologie”. Un vero paradosso se pensiamo che la Psicologia è nata per studiare la dimensione psichica dell’essere umano in tutte le fasi della vita e in tutte le sue espressioni.

Atteggiamenti, pensieri, comportamenti, relazioni, i nostri equilibri adattivi, il nostro rapporto con la vita, con gli altri e con noi stessi: questi i temi di studio e applicazione della Psicologia. Ed infatti, non a caso, il concetto di “counseling” (consulenza in italiano) nasce in ambito psicologico anglosassone come modalità per dare un aiuto in quelle situazioni dove non è necessaria la psicoterapia, dove siamo più sul versante del problema che del disturbo.

Nel tempo il concetto e le metodologie del “counseling” sono state utilizzate da altre professioni, come medici, avvocati, consulenti finanziari, ecc. per fare consulenza sulle materie proprie delle loro attività. Quindi il counseling è stato declinato in counseling medico, legale o finanziario e così via.

Ma in Italia è accaduta una cosa anomala: alcuni anni fa ci si è messi a fare corsi sulle metodiche di counseling oltre che a diversi professionisti che volevano potenziare le proprie capacità relazionali e comunicative nelle proprie attività, anche a persone senza nessuna specifica professionalità che hanno inteso questa formazione come possibilità di “esercitare” una nuova professione qualificata come “counselor” tout-court.

Vivendo in un epoca complicata, dove potenziare le risorse psicologiche o affrontare il malessere psichico è una esigenza molto diffusa, l’appetibilità di mercato per l’utilizzo di questa terminologia anglosassone in modo surrettizio è stata molto alto.

E ovvio che tutto ciò non è dannoso solo per chi ha studiato 5 anni, ha fatto un anno di tirocinio pratico ed un esame di stato con 4 prove per diventare Psicologo, e quindi essere abilitato a fare “counseling” (mentre chi oggi si definisce “counselor” ha spesso un corso privato di uno o due anni dopo un diploma di scuola superiore), ma è pericoloso per i potenziali utenti, portati a pensare che lo psicologo sia un professionista che cura solo i disturbi e con metodi onerosi e complessi, mentre il “counselor” è un rapido facilitatore dei problemi della vita.

Abbiamo visto che non è così. Non serve inventare una figura nuova per fare quello che gli Psicologi già fanno. E fanno con ben maggiore preparazione e garanzie per i cittadini.

L’Ordine degli Psicologi a livello nazionale e locale sta facendo una azione su diversi piani (politico, legale, culturale-scientifico e informativo) per fare chiarezza su questa vicenda che sarebbe paradossale e da commedia degli equivoci (voluti) se non ci fosse in ballo la salute dei cittadini e la dignità di una professione.

Ad esempio l’Ordine dell’Umbria in occasione della Giornata Nazionale della Psicologia 2017 ha organizzato un convegno nazionale sul counseling nei vari ambiti di attività dello Psicologo (i cui atti saranno presto pubblicati), mentre il CNOP in occasione della Giornata 2018 promuove l’iniziativa “Studi Aperti” in cui gli Psicologi aderenti offrono un incontro di informazione o di counseling ai cittadini. Saranno migliaia i cittadini che avranno l’opportunità di conoscere il counseling nel corretto contesto professionale.