Lo stressometro

06 LUG 2019

Lo “stressometro” è un indicatore di distress che trova origine nella letteratura internazionale nell’ambito degli studi sullo stress.

A partire dal 2000, nell’ambito di due progetti di ricerca finanziati dal Ministero della Sanità, mi sono occupato di stress in ambito sanitario[i], e tramite queste attività di ricerca, proseguite negli anni, sono arrivato a definire il modello della “Bilancia dello Stress”©, che è stato oggetto di numerosi articoli pubblicati su riviste scientifiche e di due volumi[ii] [iii].

In particolare nell’ambito delle attività di studio svolte con la Società Italiana di Psiconeuroendocrinoimmunologia ho messo a punto una batteria di valutazione dello stress, del benessere e del funzionamento adattivo denominata “Psychomarkers”©[iv].

La Batteria “PSYCHOMARKERS” è stata strutturata tendendo conto sia del modello teorico di riferimento adottato che delle variabili maggiormente studiate nella correlazione con gli indici biologici di stress. Sono stati pertanto inseriti un questionario di valutazione dell’equilibrio adattativo generale (versione ridotta del questionario “Bilancia dello Stress”, Lazzari 2009) che fornisce un quadro del bilanciamento/sbilanciamento tra richieste e risorse; un questionario di misurazione del distress (DASS 21, ansia e depressione, validato per la popolazione italiana) ed infine un questionario sulle tendenze relative all’attaccamento (TA), appositamente costruito.

Il questionario della Bilancia dello Stress fornisce il “peso” di 4 fattori (richieste esterne ed interne, risorse interne ed esterne) ed il relativo equilibrio; il TA, definito sulla scorta dei questionari di autosomministrazione per la misurazione dell’attaccamento adulto validati per la popolazione italiana (vedi Barone & Del Corno 2007), fornisce una indicazione delle tendenze nell’attaccamento secondo il modello a quattro dimensioni di Bartholomew (Bartholomew & Horowitz 1991).

In questa batteria, utilizzata dal 2012 e oggetto di diverse revisioni, sono state inserite tre items di tipo “globale” e relativi all’autovalutazione dei livelli di stress, dell’impatto di questo sulla salute e sulle misure per gestire lo stress perché emersi come significativi da ricerche di tipo epidemiologico (Keller et al. 2012)[v].

Un gruppo di ricercatori guidato da Whitney Witt ha analizzato i dati di una survey epidemiologica nazionale condotta sulla popolazione USA nel 1998. In quell’anno era stata fatta una estesa rilevazione mediante questionario sullo stato di salute della popolazione americana (1998 National Health Interview Survey), che aveva raccolto i dati di 186 milioni di cittadini. Tra i dati richiesti anche due domande sullo stress in generale: “qual è il suo livello di stress?” (con 4 possibili risposte: nessuno, poco, discreto, elevato), e “quanto pensa che il suo stress incida sulla sua salute?” (con 3 possibili risposte: poco o nulla, mediamente e molto).

Oltre dieci anni dopo la Witt ha ripreso i dati del 1998 per vedere cosa era successo realmente a queste persone in termini di salute: che valore avevano quelle risposte sullo stress percepito? I ricercatori hanno selezionato un campione composto da 30.000 persone che sono state sottoposte a veri e propri raggi x: infatti il campione è stato esaminato dal punto di vista dello stato di salute fisica e psicologica, della mortalità a distanza di 8 anni (quanti soggetti erano deceduti entro il 2006), inoltre sono state esaminate le caratteristiche sociodemografiche (studi, lavoro, stato civile, abitazione, figli, livello socioeconomico), storia di salute e insorgenza di malattie, stile di vita (comportamenti a rischio, attività fisica), livello di copertura sanitaria e utilizzo dei servizi sanitari.

Controllando il peso delle cosiddette variabili indipendenti (studi, lavoro, stato civile, abitazione, figli, livello socioeconomico, storia di salute e insorgenza di malattie, stile di vita, livello di copertura sanitaria e utilizzo dei servizi sanitari), è stata verificata la relazione tra stress percepito, stato di salute percepito, distress psicologico e mortalità al 2006. Lo “stato di salute percepito” è stato ricavato domandando alle persone com’era il loro stato di salute (eccellente, molto buono, buono, mediocre, povero), mentre il “distress psicologico” è stato ricavato dai punteggi di un test (il Kessler Psychological Distress Scale) utilizzato in indagini epidemiologiche su vasta scala.

E’ emerso che le persone con elevato stress percepito dichiarano una salute “bassa” con una frequenza maggiore del 75% rispetto a quelli senza stress percepito. Ma una relazione davvero impressionante la troviamo tra stress percepito e “distress psicologico”, i due fattori appaiono strettamente legati: chi dichiara uno stress elevato ha una frequenza di malessere psicologico che è oltre sei volte rispetto alle persone con nessuno o poco stress. Relativamente alla mortalità le persone che dichiarano un elevato stress percepito e un elevato impatto dello stress sulla salute hanno una mortalità maggiore del 43% rispetto alle altre. Questo dato ci dice che non siamo solo nell’ambito di una variazione nell’autopercezione in grado di agire anche bidirezionalmente (ad es. maggiore percezione di stress e maggiori punteggi al test di distress) ma che l’autopercezione – come accade nel dolore – è un indicatore affidabile delle condizioni complessive della persona.

Anche perché è dimostrato da altri studi[1] che un vissuto psicologico negativo di distress (disagio) è in grado di attivare non solo comportamenti disfunzionali, una peggiore qualità della vita e degli equilibri adattivi ma anche processi psicofisiologici che concretamente peggiorano la salute biologica: tutto ciò nell’insieme costituisce un importante fattore di rischio per la salute psicologica e fisica. Basti pensare che per le malattie cardiovascolari questi aspetti psicologici costituiscono il più importante fattore di rischio subito dopo il fumo e il diabete e ben prima del colesterolo.

Un settore dove questi studi sono stati sviluppati è quello oncologico, infatti per misurare il Distress nei pazienti oncologici è stato sviluppato uno strumento semplice ed efficace, il “Termometro del Distress”, che misura il livello di sofferenza e le sue possibili cause (Holland et al., 2010). Attraverso questo strumento si chiede al paziente di descrivere la quantità di disagio emotivo che ha provato nell’ultima settimana indicando un numero che va da 0 (nessun disagio emotivo – nessuno stress) a 10 (massimo disagio emotivo – massimo stress) in un termometro disegnato. In questo caso tuttavia si chiede, inoltre, di indicare (con una crocetta sì/ no) i problemi elencati in una lista e raggruppati in 5 categorie, che sono emersi nell’ultima settimana[2].

La batteria “Psychomarkers” ha consentito di valutare per ogni soggetto i dati della “Bilancia dello Stress” (in particolare lo sbilanciamento richieste/risorse), i dati del DASS 21 (punteggi di ansia, depressione e distress) ed i dati sulle dimensioni dell’attaccamento (sicuro/fiducioso, Ansioso/preoccupato, distanziante/evitante) con i punteggi delle domande globali relative alla quantificazione del proprio livello di stress.

Sono state utilizzate tre versioni dello “Stressometro”:

  • 1° versione: una sola domanda: “Pensando all’ultima settimana quanto valuta nell’insieme il suo livello di stress da 1 (minimo) a 10 (massimo)?
  • 2° versione: quanto sopra più una o due ulteriori domande: “e quanto valuta l’impatto (negativo) dello stress sulla sua vita?” o “e quale considera il suo livello di stress ideale?”
  • 3° versione: la possibilità di aggiungere alla domanda principale e alle secondarie (2° versione) anche ulteriori domande desunte dalla Batteria, in particolare le domande relative ai 4 fattori della “Bilancia dello Stress” o mirate a contestualizzare le fonti (stressors) o le conseguenze dello stress in generale.

Le elaborazioni effettuate negli anni hanno consentito di verificare la significativa correlazione, nell’ambito della Batteria Psychomarkers, delle domande relative alla 1° e 2° versione dello “Stressometro”, cioè la domanda sulla percezione globale di stress e le eventuali una/due subordinate, con gli indici di disagio psicologico e sbilanciamento adattivo desunti dai diversi test (BIAS 20 e DASS 21).

In sostanza a valutazioni più elevate di stress personale e di impatto dello stress sulla propria salute corrispondono mediamente indici più elevati di sbilanciamento richieste/risorse e di punteggi di ansia, depressione e distress. In alcuni studi, oggetto di tesi di master universitari, questi indici hanno trovato significativa correlazione anche con parametri biologici (come l’HRV) o fisiologici (come il ritmo respiratorio, la tensione muscolare, la conduttanza cutanea) e con indici biografici (compresa la qualità della vita e lo stato di salute) confermando i dati della letteratura internazionale.

Non è questa la sede per riportare in dettaglio i dati statistici di correlazione, quello che si vuole sottolineare è la possibilità di avere un agile strumento (una o due domande) per cogliere il parametro dello stress percepito (del distress in realtà) in modo non banale ma empiricamente e statisticamente significativo. Lo “stressometro” può trovare applicazione in indagini su vasta scala finalizzate ad una rilevazione di massima del fenomeno nelle popolazioni oppure come strumento di screening e di primo approccio in contesti di intervento (prevenzione o cura). In questi ultimi casi sarebbe opportuno integrare la versione di base (1 e 2) con domande di approfondimento, come nella versione 3 per avere maggiori informazioni in grado di orientare l’intervento.

[1] Si vedano gli studi citati su questo tema in Lazzari “Bilancia il tuo stress” Giunti Demetra 2016 e Lazzari “La psiche tra salute e malattia: evidenze ed epidemiologia, EDRA 2019.
[2] Per saperne di più: https://www.stateofmind.it/2016/06/distress-nei-pazienti-oncologici/
[i] Regione Umbria, Studi e Ricerche, n.11 Ottobre 2008
[ii] Lazzari D. La Bilancia dello Stress, Liguori 2009
[iii] Lazzari D. Bilancia il tuo stress, Giunti Demetra 2017.
[iv] Lazzari D. I markers della psiche e quelli della vita, PneiReviews, n.2 2014
[v] Keller A. et al., Does the Perception that Stress Affects Health Matter? The Association with Health and Mortality, Health Psychol. 2012 September ; 31(5): 677–684

 

David Lazzari